🎉 I miei primi 50 anni… canini!

Tempo di lettura: 9 minuti

Quando si dice una vita da cani 🙂

Lunedì è stato “The D-day”, ovvero ho festeggiato i miei primi 50 anni e pensando come celebrarlo, visto l’andazzo a 10 e più zampe che ho preso, ho pensato di fare un racconto canino che servirà anche a me stessa da rileggere come una storia sconosciuta nel caso mi venisse l’alzheimer (però mi verrà incontro Paro, di cui ho parlato in un’altra storia e comunque è scientificamente provato che gli animali domestici rallentano il declino cognitivo, cosi come allontanarsi da persone tossiche, d’altronde).

Ma torniamo a noi: quante code ho visto scodinzolare e quanti peli ho raccolto? Non ne ho idea, ma certamente il meraviglioso susseguirsi di cani attorno a me che è cresciuto esponenzialmente nell’ultimo periodo è fonte di gioia incondizionata, proprio come l’amore che loro danno a te.

Tutto è nato in sordina da Saronno (ahime sì, cari i miei simpatici amici che insistete a ricordarmelo, ma ricordo che ho subìto questa decisione) per poi passare a Milano, a Londra, alla Svizzera e a Barcellona, per poi tornare nella città dell’Imbruttito che mi ha dato i natali, Milano, ma ho il sospetto non sia finita qui…

Dall’infanzia con Trottola al “cane di fidanzamento”

La mia avventura canina non è iniziata da quando ero in fasce, ma grazie a Trottola, una trovatella che seguì mia madre all’uscita del supermercato che l’ha accolta “solo per un bicchiere di latte e ora chiamo l’Enpa e le cerchiamo casa” (cit.) … ca va sans dire la pelosetta è rimasta felicemente per 16 anni nel prato della nostra villetta.

Notate come in “soli” 40 anni siano cambiati alcuni paradigmi, ovvero i trovatelli in Lombardia sono un caso raro, grazie al cielo, e la cultura del cane che non doveva entrare in casa….HAHAHAHAHAHAHA dico io oggi festeggiando con un pisolino con i miei due canetti sul letto (stranamente Lilly non ha attaccato Senior Nippo, sarà che sentiva aria di festa).

Oddio alcuni ancora la pensano così, ma il sentimento e l’approccio grazie al cielo sta cambiando verso questi piccoli essere senzienti. Trottola, un cane di media taglia bruttarello quanto me che mi è cresciuta accanto, senza però che io la percepissi come succede ora. L’amavo certamente, ma in maniera non consapevole.

Una volta poi, uscita di casa a 19 anni e con tanto di fidanzatino, Fabrizio, mi immersi nel mondo canino (la sua famiglia aveva una predilezione per i molossoidi, da un Mastino a una coppia di rumorosissimi Carlini) e così invece di un prezioso, chiesi all’allora Sant’Uomo un “cane di fidanzamento”. Iniziarono dei meticolosi studi per capire quale, tra le razze, fosse quello adatto alle mie esigenze (che mi vengono i brividi solo a pensarlo ora che sono meticcio-da-canile-oriented), ma tant’è. La vita è un percorso, sperabilmente di crescita.

Così arrivò Toby, un maltesino straordinario, l’espressione della perfetta socializzazione, buon umore e tranquillità d’animo, che amava tutto quello che lo circondava, zoomies a gogo e dopo cena una bella accoppiata con vari peluche. Non fu per questo, ma per un problema al cuore, che gli fu somministrato per oltre un anno del Viagra.

E’ stata una convivenza strepitosa, anche quando ho dovuto lasciarlo a mia madre perchè tra università e lavoro da sola non sapevo proprio come fare. Al suo dodicesimo anno il suo cuore aveva ormai smesso di riuscire nel suo lavoro e ho dovuto prendere la decisione di non farlo più soffrire. In compenso sono stata in lutto con lacrimuccia per anni, almeno so che riposa sereno di fianco a Trottola nel giardino di famiglia (ops! non l’ho detto!).

Vi metterei anche la foto di me e di quel gran figo del mio primo fidanzato se non fosse che le ho perse nei vari traslochi.

Brina, Nippo e l’amore che si moltiplica

Qualche anno dopo, arrivò nella mia vita Brina, una vecchia lupacchiotta adottata a distanza presso la Lega del Cane di Segrate. Non potevo occuparmene personalmente, ma tutte le volte che potevo la portavo a passeggiare. Un giorno vado con il solito entusiasmo a prenderla e non la trovo: l’avevano adottata! E la sensazione che provi quando vedi la gabbia vuota al canile è un insieme di feeling che solo i volontari credo possano conoscere a pieno: sorpresa, felicità, tristezza, mancanza, e di nuovo felicità per sapere che un’anima buona se ne prenderà cura per il resto dei suoi giorni e la farà felice tra le calde mura di casa e tanti abbracci (lo so, lo so che a loro non piace). Come dice la mia amica Daniela, let them e let me…ok lo dice anche Mel Robbins, ma tant’è.

E dopo una decina d’anni di intenso lavoro extra canino in giro per il mondo (tiravo a Campari…) ho ricominciato ad andare al canile di Segrate ad allietare i miei weekend. Certo non mi sarei aspettata che il fidanzatino di turno appoggiasse la scelta e mi ritrovassi tra le mani quello che lui volle adottare a distanza perchè “si vede che ha problemi”.

Ecco che compare Lemon, al secolo Nippo. In realtà io avevo scelto un altro cane: bello, muscoloso, simpatico, giovane ed energico, che fu quasi subito adottato da una famiglia, e io, scaduto il termine del fidanzatino, mi sono ritrovata Lemon, che nel frattempo aveva iniziato a pinzare come se non ci fosse un domani, senza distinzioni.

Non fu amore a prima vista – anzi, all’inizio ci annusavamo con cautela – ma poi ci siamo scelti. Infatti grazie anche a lui ho iniziato a far parte di un gruppo di rieducazione dedicato ai canetti del canile che includeva ovviamente anche Lemon-pozza (perchè bere dalle pozzanghere continua ad essere mooolto più godurioso) e al secondo anno di lavoro, un pomeriggio vado via e lui si mette a piangere. Prima erano solo scenate isteriche o quasi. Beh, mi son detta, qui nessuno vuole adottarti (e ci credo!) ma tu pelosetto stizzoso vieni a casa con me! E così fu.

Non le ho contate tutte, ma pur con tutte le cautele ricordo che ha pinzato a Milano, a Londra, a Bournemouth, in Svizzera e non so dove altro. Diciamo che quando dicono “prendi un cane cosi aumenti la tua vita sociale” non si riferivano certamente a noi…

Il resto è storia, da lì siamo stati sempre insieme e dopo un annetto ci hanno affiancati nel nostro percorso di vita anche Lele (l’umano – quindi marito – quindi ex) e Taika (una Husky al seguito del bipede) che ci hanno accompagnati per una decina d’anni.

Nonna Lucia (mia mamma) ha poi coperto le pause tecniche e mi ha tenuto Nippo, quando con sorpresa ho scoperto che Londra non è affatto dog-friendly (nonostante i bruttissimi e simpaticissimi Corgie della Regina), perchè la maggior parte degli appartamenti o addirittura i building interi non accettano pet, nemmeno i criceti!

Ma ovviamente ce l’abbiamo fatta e abbiamo scoperto che le strade si popolano di alette di pollo fritto durante il weekend (metodo utilizzato quando bevono troppo, cioè sempre).

Una vita da expat (e da dog mum part-time)

Con Nippo e Taika, che ora corre felice nei praticelli sopra di noi, ho vissuto una vita da expat dog mum: Londra, Svizzera, Barcellona…Tra traslochi, lingue nuove e culture diverse, lei e Nippo erano la nostra costante, il nostro punto fermo: si perchè Nippo ha deliziato quasi tutta Europa con le sue simpatiche e inaspettate pinzate, mentre Taika ha snariciato ovunque e distrutto non so quanti kg di carta e affini quando a casa da sola.

E quindi sì, credo Nippo sappia l’inglese, lo Schweitzerdeustch, il castigliano e un po’ di catalano, esattamente come me. No, non è vero il catalano e lo Schweitzerdeustch non sono proprio il mio pane. Così senti che casa non è un luogo, ma è famiglia, amici e una presenza che ti aspetta e ti capisce senza parole.

La nascita di PAWSE Milano

Una volta lasciata Londra, fatto il giro di buona parte del mondo e traferitici a Barcellona, sul balcone vista mare della splendida città catalana mi sono dedicata alla creazione di PAWSE Milano che vogliamo ricordare è la personalissima crasi tra “paw” (zampa in inglese) e la parola “pause”, la pausa. sì perchè in vista di tornare nella city milanese già sapevo che mi sarei trovata davanti a tanti Imbruttiti, ma altrettante vittime, forse non pensavo fossero peggiorati post Covid tanto che una domenica mattina ho scritto una letterina al Corriere della Sera e me l’hanno pubblicata, da cui sono nati tanti nuovi contatti di persone che la pensavano come me.

Il ritorno a Milano, il Rifugio UAI e l’arrivo di Lilly

Rientrata a Milano con Nippo ma senza più le altre 6 zampe al seguito, ho ripreso il volontariato al Rifugio UAI, un posto talmente benefico che a volte penso siano i cani a fare volontariato per noi.

Poi ho fatto il mio primo stallo, ovvero un affido temporaneo, grazie alla mia amica Erica e si sa, da cosa nasce cosa…è un attimo che l’esperienza mi ha preso benissimo e sono diventata socia fondatrice di Amici di Penelope, associazione che si occupa di dare una seconda vita ai canetti meno fortunati.

Lo stallo non è stato un caso, perchè ho iniziato a pensare cosa avrei fatto una volta che Nippo, quasi 17enne decidesse di andare a correre nei praticelli con Trottola, Taika, Toby e Jack (il canetto di Nonna Lucia) che ci guardano da lassù. E proprio lì, in vista dell’impossibilità di superare il futuro dolore per la dipartita di Nippo, che amo e ho amato certamente più dei fidanzati (così dicevano loro), è arrivata Lilly da Agrigento, grazie a UNA Uomo Natura Animali, un turbine di energia e dolcezza. Con lei ho riscoperto la leggerezza, la gioia e quella meravigliosa verità: l’amore non finisce mai, cambia solo colore di pelo.

Nel frattempo, anche la “nonna” si è data da fare: oggi vive con Dotty, una splendida boxerina che riempie la casa di allegria.

Cinquant’anni coi cani, e siamo solo all’inizio

Guardando indietro, vedo una vita raccontata attraverso musi, zampe e tanti sorrisi (oltre a qualche preoccupazione, soprattutto quando Nippo pensava bene di infilare i suoi canini nella morbida carne di diverse persone). Cani trovati, adottati, curati e amati: ognuno con la propria lezione, ognuno con un pezzo del mio cuore.

Ma la mia scelta è chiarissima per i prossimi anni: ora la mia vita gira attorno a loro. Non sono poche le persone che mi guardano con confusione dandomi della matta ad aver lasciato l’agiatissima vita corporate per una vita ben diversa, poi si accorgono che sono felice ❤️.

Nippo deve vivere his best life fino alla fine, con la mia presenza, Lilly è felice, i canetti del UAI spesso spariscono perchè adottati, ho ricevuto un regalo meraviglioso da Sara (Turetta, di Save the Dogs, ovvero una serata con Amici di Strada) e ho appena iniziato un corso di educatrice cinofila alla Scuola il Mio Cane. E se questi sono solo i miei primi 50 anni coi cani, che sono stati trasversali, sono proprio curiosa di vedere come verrò riempita di peli (alcune idee già ce le ho).

In tutto ciò cos’altro potevo fare se non anche la dog walker?


Ogni incontro peloso ha lasciato un segno, insegnandomi che la felicità non è una meta, ma una passeggiata quotidiana accanto a chi ti guarda con occhi sinceri e che sa vivere meglio di chiunque altro il qui e ora.

🐾 E tu, Pawser?

Quanti cani hanno accompagnato la tua vita? Raccontacelo su @pawsemilano, perché ogni storia a sei zampe merita di essere celebrata.

Se ti dicono: “Non mi piace che i cani salgano sul letto”. Indovina chi resta? 🙂

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